giovedì 2 novembre 2017

Il dialogo socratico



Atene intorno al V secolo a.C. era una democrazia, nonostante ciò alla politica potevano accedere solo i cittadini maschi, adulti e ateniesi. Per prendere realmente parte alla vita politica della città, erano necessarie diverse abilità, tra cui quella riguardante l'arte del discorso. Era infatti importante imparare la retorica, ovvero l'arte di saper intrattenere lunghi discorsi che putavano alla persuasione per riuscire ad avere la meglio sui propri avversari. Era possibile imparare quest'arte per mezzo dei sofisti, i primi maestri a pagamento della storia. Particolarmente bravo nell'attuazione di quest'arte del discorso, era Socrate, un uomo animato dal desiderio di conoscere la verità. Socrate, all'interno del dialogo, cercava di coinvolgere il più possibile il suo interlocutore, ponendogli continue domande, affinché quest ultimo potesse capire il ragionamento di Socrate e infine dargli torto o ragione. Socrate cercava di affrontare con un atteggiamento critico le proprie opinioni e quelle degli interlocutori, rimanendo sempre alla ricerca della verità. Egli cercava inoltre di capire le credenze, le debolezze o le falsità a cui i suoi interlocutori erano legati e cercava, servendosi della retorica, di farli giungere alla verità. Il nome di questo tipo di dialogo è detto "socratico" perché prende il nome appunto da Socrate.
Questo dialogo sta alla base dell'attuale dialogo educativo, che prevede infatti la partecipazione attiva dei due interlocutori. Soprattutto l'alunno deve capire i messaggi inviati e produrre delle reazioni, partecipando così in modo attivo al discorso.
http://www.treccani.it/enciclopedia/socrate/

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