giovedì 30 novembre 2017

la piramide dei bisogni






Abraham Maslow attraverso la sua piramide dei bisogni ha suddiviso i bisogni dell'uomo in ordine di importanza. Secondo il suo schema, una persona non può soddisfare un bisogno di livello superiore se prima non ha soddisfatto il precedente. La gerarchia dei bisogni di Maslow è stata però molto criticata, infatti secondo alcuni toglie importanza ai bisogni umani e secondo altri da maggiore importanza ai bisogni psicofisici che a quelli psicosociali. Maslow ha per questo motivo modificato la sua piramide aggiungendo bisogni di tipo culturale e spirituale. Anche l' Arizona State University ha rielaborato la piramide, infatti i bisogni rimangono anche nel momento in cui vengono soddisfatti continuando a produrre azioni sull'individuo.

La motivazione



La motivazione è qualcosa di strettamente legato al concetto di bisogno, ovvero a qualcosa di cui sentiamo necessità. Esistono diversi termini che sottostanno alla motivazione e che indicano i diversi motivi delle nostre azioni, per esempio, volontà, desiderio, interesse, curiosità ecc... La motivazione indica non solo l'attitudine verso un obiettivo preciso, bensì anche il suo "evitamento" magari per paura di affrontare un pericolo.
La motivazione può derivare da fattori soggettivi o oggettivi:
SOGGETTIVI, sono motivi che stanno all'interno di noi, ad esempio istinti, bisogni, carattere, tendenze personali o altro;
OGGETTIVI, derivano da fattori esterni poiché sono imposti dalla natura o dalla società;
Abram Maslow classifica i bisogni con un sistema gerarchico rappresentato quindi a piramide:
alla base si trovano i bisogni fisiologici a seguire quelli di sicurezza, di appartenenza, stima e infine realizzazione personale.
L'individuo percepisce inoltre stimoli interni ed esterni, questo per via del processo di attivazione, che valuta gli stimoli stabilendo quali obiettivi raggiungere e che decisioni prendere. Questo tipo di processo non è però sempre veloce e immediato, a tal proposito lo studioso Julius Kuhl ha distinto due tipi di orientamento motivazionale, il primo si basa sull'azione ed è caratteristico delle persone  e decise, il secondo riguarda chi è parecchio indeciso e si lascia influenzare dalle alternative.

sabato 4 novembre 2017

Insegnante e gruppo classe

Risultato immagine per gruppo classe



Tra i fattori che condizionano il dialogo educativo tra l'insegnante e l'alunno c'è l'immagine che l'allievo ha formulato dell'insegnante, questo fattore influenzerà il comportamento dell'alunno.
Questo fattore non riguarda il comportamento del singolo alunno, ma quello di tutta la classe. L'alunno è infatti condizionato nei suoi comportamenti dal gruppo classe, dal quale, in base a come viene valutato, finisce per ricoprire un ruolo diverso all'interno del gruppo classe.
Il gruppo classe, secondo lo psicologo Marcel Postic, è caratterizzato da:
- un gruppo di alunni
- un insegnante
- rapporti costanti
- presenza finalizzata allo scopo di istruirsi
- una classe

In un gruppo classe può verificarsi la formazione di sottogruppi, essa dipende da fattori esterni, quali la provenienza degli alunni, l'estrazione sociale, la disponibilità economica ecc. La classe risponde quindi non solo agli obblighi scolastici, ma è anche costituita da comportamenti spontanei. Tali comportamenti spontanei possono favorire o sfavorire l'attività didattica, infatti ciascun allievo si trova in mezzo all'influenza dell'insegnante e quella dei compagni. Il sociologo Talcott Parsons ha elaborato di conseguenza una conclusione, secondo la quale esistono 2 tipi di gruppo classe:
il gruppo che accetta le regole e il gruppo detto "egocentrico", che si lascia influenzare dal comportamento dei coetanei. Può accadere, per questo motivo che per l'alunno si generi un conflitto di ruoli, tra le richieste di insegnanti e genitori e  il volere dei compagni. Per questo motivo l'alunno può impegnarsi in modo discontinuo.
Secondo lo psicologo tedesco Kurt Lewin, esistono tre tipi di stili relazionali:
- guida dominante, chi decide tutto in modo molto autorevole, senza lasciare spazio al bambino, inibendo così la sua autonomia.
- guida antiautoritaria (lassista), rinuncia al controllo lasciando le decisioni al bambino, privandolo così di punti di riferimento.
- guida autorevole (democratica), prende le decisioni insieme al bambino, rendendolo autonomo e consentendogli di avere punti di riferimento.

giovedì 2 novembre 2017

Il dialogo socratico



Atene intorno al V secolo a.C. era una democrazia, nonostante ciò alla politica potevano accedere solo i cittadini maschi, adulti e ateniesi. Per prendere realmente parte alla vita politica della città, erano necessarie diverse abilità, tra cui quella riguardante l'arte del discorso. Era infatti importante imparare la retorica, ovvero l'arte di saper intrattenere lunghi discorsi che putavano alla persuasione per riuscire ad avere la meglio sui propri avversari. Era possibile imparare quest'arte per mezzo dei sofisti, i primi maestri a pagamento della storia. Particolarmente bravo nell'attuazione di quest'arte del discorso, era Socrate, un uomo animato dal desiderio di conoscere la verità. Socrate, all'interno del dialogo, cercava di coinvolgere il più possibile il suo interlocutore, ponendogli continue domande, affinché quest ultimo potesse capire il ragionamento di Socrate e infine dargli torto o ragione. Socrate cercava di affrontare con un atteggiamento critico le proprie opinioni e quelle degli interlocutori, rimanendo sempre alla ricerca della verità. Egli cercava inoltre di capire le credenze, le debolezze o le falsità a cui i suoi interlocutori erano legati e cercava, servendosi della retorica, di farli giungere alla verità. Il nome di questo tipo di dialogo è detto "socratico" perché prende il nome appunto da Socrate.
Questo dialogo sta alla base dell'attuale dialogo educativo, che prevede infatti la partecipazione attiva dei due interlocutori. Soprattutto l'alunno deve capire i messaggi inviati e produrre delle reazioni, partecipando così in modo attivo al discorso.
http://www.treccani.it/enciclopedia/socrate/

mercoledì 1 novembre 2017

La comunicazione nell'attività educativa




La comunicazione educativa consiste nella trasmissione di un informazione tra un mittente, colui che invia il messaggio (l'insegnante) e un ricevente, colui che lo riceve (l'alunno). Affinché la comunicazione avvenga in modo efficace bisogna far in modo che segua una dinamica circolare: l'allievo ascolta il messaggio inviatogli dall'insegnante e reagisce in diversi modi, ad esempio, se il concetto non gli risulta chiaro, fa delle domande oppure se ha capito annuisce, questa sua reazione viene inviata all'insegnante sotto forma di nuovo messaggio a cui lui reagirà. Nella trasmissione di un messaggio non è possibile che chi lo invia si disinteressi della reazione che gli arriva come risposta dal ricevente, infatti la comunicazione si basa sulla partecipazione attiva a un dialogo da parte di entrambi gli interlocutori che si interessano delle reazioni prodotte dai loro messaggi.
Altro fattore importante è quello della metacomunicazione esplicita, che consente di evitare che il messaggio venga frainteso o alterato dal ricevente, infatti attraverso essa, il ricevente dichiara di aver ricevuto e compreso il messaggio. L'insegnante,per favorire la metacomunicazione, si serve di una delle funzioni del linguaggio studiate da Roman Jackobson, la funzione metalinguistica, con la quale verifica se lo studente ha compreso i messaggi inviati. Di conseguenza è molto importante che l'insegnante, in quanto ricopre la funzione di facilitatore dell'apprendimento, verifichi che la comunicazione avvenga in modo efficace.

La classe






Nel film "La classe" è mostrata la vita quotidiana dei vari alunni appunto di una classe, all'interno della scuola, vale a dire il luogo dove trascorrono la maggior parte delle loro giornate. La classe protagonista del film, appartiene a una scuola della periferia di Parigi e gli alunni appartengono a contesti di vita difficili e degradati. Questo fatto, secondo quanto è sostenuto dalla teoria sistemica, che considera il contesto un fattore molto importante, determina in modo negativo l'andamento scolastico di molti ragazzi, tra i quali, primo tra tutti, Suleiman, il quale risponde a professori e compagni in modo arrogante e maleducato, nonostante sia dotato di un grande potenziale. Il primo tra i professori a rendersi conto di ciò, è il professore di lettere, Marein. Egli, infatti, cerca di aiutare il più possibile i suoi alunni provando a capirne bisogni , emozioni e conseguenti atteggiamenti. Spesso nel corso del film il professore viene frainteso dai suoi alunni e si generano conflitti di ogni genere, questo è però un fatto normale, in quanto, in un cotesto come quello della classe, si generano continuamente relazioni sia tra i docenti, sia tra gli alunni ma soprattutto tra insegnanti e allievi. Sul finale del film viene chiesto ai ragazzi cosa hanno imparato nel corso dell'anno e una ragazza sostiene di non aver imparato niente oltre che di aver paura di affrontare gli esami e la scuola superiore non sentendosi pronta, questo fatto sollecita il professore di lettere a interrogare se stesso anche sul senso e il valore che ha la scuola, cioè di insegnarci e trasmetterci qualcosa.  

Dalla regola: l'importanza della lettura

Alla mensa dei monaci è indispensabile la presenza della lettura. Il confratello addetto alla lettura mantiene il suo incarico per ...